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29/06/2017

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Kaihua, seeding your brand in China

Si è tenuto oggi, presso Palazzo Giureconsulti a Milano, l’evento KAIHUA - Seeding your brand in China, dedicato alle aziende italiane del mondo food, fashion e design interessate ad espandere la propria rete commerciale in Cina. L’iniziativa organizzata da YAM112003, Communication Company parte di Endemol Shine Group, The George, agenzia internazionale di marketing, comunicazione e advertising e Chiomenti, studio legale con una forte vocazione internazionale è patrocinata da Comune di Milano, Fondazione Italia Cina, Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza e Aice (Associazione Italiana Commercio Estero).
Il convegno si è aperto con i saluti di Laura Corbetta, CEO & Founder YAM112003, Kim Berger, Founder The George e Gilberto Nava, Socio Responsabile TMT Chiomenti con un’introduzione al mercato cinese, sempre più al centro del mondo dal punto di vista economico e digitale. Con poco meno di 1,4 miliardi di abitanti, e 731 milioni di persone che regolarmente accedono a internet, la Cina è il Paese con il più alto numero di utenti web al mondo. In pratica, oltre un cinese su due naviga, chatta, si informa e acquista attraverso il proprio computer o dispositivo mobile con una penetrazione di quest’ultimo del 52,3% della popolazione totale e del 92% di quella digitale. (Fonte Fondazione Italia Cina).

La Cina offre ancora molteplici opportunità per gli investitori italiani, spiega Alberto Rossi, Responsabile Marketing e Analista CeSIF (Centro Studi per l’Impresa Fondazione Italia Cina) ma rispetto al passato richiede una maggiore conoscenza delle dinamiche settoriali e locali in vista dell’ingresso nel mercato. L’aumento dei costi, la scarsità di risorse umane e il protezionismo porranno una seria sfida alla redditività delle imprese straniere in Cina. In quest’ottica è possibile identificare due dinamiche principali per chi è intenzionato a confrontarsi con il mercato cinese: la costante crescita dei consumi trainata dall’urbanizzazione che apre opportunità di retail sia in settori a basso costo sia in comparti del lusso, a patto però di calibrare bene le modalità di accesso al mercato, di posizionamento e di distribuzione; la crescita del livello tecnologico della produzione industriale cinese, una circostanza che richiederà nel breve periodo competenze e conoscenze e che aprirà importanti nicchie in diversi settori. 
In un’economia basata su consumi, servizi e innovazione, come quella cinese, il target di crescita del PIL per il 2017 è il 6,5%. La quota di consumi rispetto al tasso di crescita del PIL è pari al 64,6% contro il 42,2% degli investimenti fissi lordi e il -6,8% delle esportazioni. La quota dei servizi sulla composizione del PIL è pari al 51,6% contro il 50,5% del 2015. Il tasso di urbanizzazione è pari al 57,34%, dal 2011 gli abitanti urbani hanno superato quelli rurali e rappresentano il principale driver di crescita dei consumi. Il 70% dei cinesi vivrà in circa 600 città entro il 2035. In Cina ci sono attualmente 260 città con oltre un milione di abitanti contro le 18 dell’Unione Europea e 10 degli Stati Uniti. Per quanto riguarda gli investimenti in entrata, la Cina è stata nel 2016 il terzo Paese al mondo per destinazione di flussi dopo Stati Uniti e Regno Unito. L’Italia è stata il 19esimo Paese fonte di questi investimenti per 223 milioni di dollari USA. (Fonte Fondazione Italia Cina).
Siebe Gerbranda, Agency Director The George e Isabel Chen, Strategy Manager The George spiegano come la Cina si stia muovendo velocemente verso un mercato guidato dal cosiddetto “New Mainstream”, ossia la generazione di giovani più selettivi in merito a dove spendere: dalla massa al premium, dai prodotti ai servizi.

È la generazione dei Millennial che in Cina conta oltre 200 milioni di persone. La generazione dei figli unici, privilegiati rispetto ai loro genitori, al centro delle attenzioni della famiglia e con una forte spinta alla competitività e al successo. Il 70% dei Millennial cinesi possiede una casa di proprietà, portandosi in testa alla classifica mondiale seguiti da Messico con il 46%, Francia con il 41% e USA con il 35%. La loro emancipazione in termini di status rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, li porta a poter gustare anche il lato piacevole della vita e a cercare un modo per sentirsi unici. 
L’ampio potere di spesa di questa generazione offre grandi opportunità di esprimersi attraverso la moda, la musica e l’arte dando vita a innumerevoli subculture con abitudini, preferenze e obiettivi differenti che un brand deve conoscere nel dettaglio per poter raggiungere e affascinare i giovani cinesi. 
Rispetto ai loro pari occidentali, i Millennial cinesi hanno più fiducia nei brand con un 65% che supera decisamente il 29% del Nord America e il 37% dell’Europa. Il 36,9% pensa che i brand pubblicizzati siano più affidabili, il 59,4% dichiara di rimanere fedele al brand per lungo tempo e il 65% pensa che un brand rinomato possa accrescere la loro immagine.
Per ingaggiare i potenti giovani consumatori cinesi, un brand deve offrire un’esperienza integrata e sempre connessa capace di mantenere alta l’attenzione. Il 32% dei Millennial utilizza il mobile per fare la spesa rispetto all’8% degli americani, il 59% sceglie il pagamento digitale rispetto al 26% degli americani, il 33% si fida delle opinioni dei suoi pari più di quanto si fidi di quelle dei brand rispetto al 9% degli americani, il 31% vuole essere intrattenuto sempre e ovunque rispetto al 12% dei giovani americani. 
I cinesi amano i prodotti oltreoceano, sono considerati di miglior qualità e con un prezzo più basso, anche per questo l’e-commerce sta avendo un boom di successo. La Cina attualmente conta più di 467 milioni di acquirenti online e nel 2020 cresceranno di altri 200 milioni. Più dell’80% di tutte le transazioni e-commerce avvengono attraverso le piattaforme come Weibo e WeChat che vantano rispettivamente 10 milioni di account ufficiali.
Nella ricerca di una crescita internazionale il pericolo per le aziende è di capitalizzare il presente, ignorando il futuro. Ragionare sul breve profitto, dimenticando la sostenibilità. Commerciare prodotti, senza costruire brand, come spiega Stefano Rocco, Head of Strategy YAM112003. Per evitare tutto questo, il marketing internazionale deve trovare forme di governance che consentano una crescita globale coerente, scalabile e profittevole, attraverso la gestione ed il rispetto per le specificità locali.

Agnes Durr, International Marketing Manager di Baci Perugina che conta più di 160 mila followers su T-mall, la più grande piattaforma e-commerce in Cina, racconta perché è così difficile per un brand posizionarsi nel mercato cinese. La parola chiave è “differenza”: target, canali di vendita, logiche di branding, modo di lavorare e cultura sono diversi. Il consiglio è accompagnare il brand con un nome cinese sia per motivi legali, sia per facilitare la ricerca sui social e sulle piattaforme e-commerce e per spiegare il significato del brand stesso. In conclusione tre suggerimenti: lanciare il prodotto e perfezionare la strategia in corsa; trovare il giusto partner locale; approfondire e conoscere le differenze per adottare le giuste strategie.

Mattia Mor, Executive Director Europe di Mei.com/Alibaba Group, ha spiegato come Cina e digitale siano l’opportunità più grande per le aziende italiane. Dopo decenni di globalizzazione che ha comportato più costi che benefici per l’Italia, la sempre maggiore richiesta di Made in Italy da parte del Paese più grande al mondo, l’attenzione alla cura, ai dettagli, alla qualità dei consumatori cinesi, permette una richiesta alta come non mai dei nostri prodotti. Il digitale è il mezzo più veloce ed efficiente per portarli al pubblico in maniera capillare. Con il digitale un piccolo laboratorio artigiano ha una classe media di 360 milioni di persone, che sta crescendo di anno in anno, a portata di click. Sfruttare al massimo la Cina e il digitale vorrà dire per le aziende italiane anni di possibile crescita e sviluppo economico.

L’evento si è concluso con la tavola rotonda “The road to your brand success” moderata da Carla Cico, Founder and Senior Advisor di Arneb Partners e Membro del CdA di Easternational, in cui sono stati affrontati insieme a David Doninotti, Segretario Generale Aice, Giulio Finzi, Segretario Generale Consorzio Netcomm, Sara Marchetta, Partner Chiomenti e Andrea Bucalossi, AD Mr&Mrs Italy diversi temi tra cui local competition, retail tradizionale vs e-commerce e contraffazione.

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